04 settembre 2008

Prodotti locali e a km zero: la ricetta dei GAS

…perché il potere d’acquisto
può cambiare la direzione

Fagiolini dalla Tunisia e fragole dalla Spagna, olive dalla Turchia e da Israele utilizzate per produrre olio da tavola con etichetta italiana. Nulla… se si pensa ad esempio al frumento proveniente direttamente dai grandi granai del Nord Americao alle pesche che arrivano dal Brasile percorrendo migliaia di chilometri prima di arrivare alle grandi celle frigorifere della Calabria, in cui, dopo essersi riposate (perché stanche per il viaggio!) vengono lavorate per essere più appetibili alla vistae per poi finire sulle tavole di migliaia di consumatori. Tutti assolutamenteinconsapevoli che quello che si accingono a mangiare ha consumato più energia di quanta ne produce! Ma questa è la globalizzazione, e c’è chi dice che è questoil modello a cui ormai dobbiamo rassegnarci. Certo, mangiare leccornie provenienti dai quattro angoli del mondo, sentendosi un po’ Paperon de’ Paperoni può essere affascinante ed appagante, soprattutto se non si tiene conto del costoin termini di uso delle risorse che ancora abbiamo a disposizione. I paesi produttori di gas naturalie petrolio continuano a rassicurarci su riserve ancora incontaminate mentre i prezzi delle materie prime salgono alle stelle “per colpa di speculazioni”-dice qualcuno. Il potere degli Stati che detengono le proprietà dei giacimenti cresce a dismisura, e se ci aggiungiamo una politica di sviluppo di fonti alternative e rinnovabili quasi inesistente in Italia e poco sviluppata nel resto del mondo, cipossiamo rendere conto di quanto insostenibile per l’ambiente sia il tenore di vita che abbiamo noi occidentali, e che i Paesi soprattutto dell’est-asiatico hanno smesso di rincorrere solo perché ormai lo hanno superato. Un cambiamento dirotta è indispensabile a detta della stragrande maggioranza degli scienziati con un po’ di senno, mentre i politici - piegati a soddisfare esigenze delle multinazionali dei vari settori produttivi - chiedono sempre meno garanzie per i lavoratori e peri consumatori finali.“Pacha Mama” (Madre Terra, in lingua quechua) però ci manda segnali preoccupanti: terremoti, inondazioni ed uragani devastano incondizionatamente paesi ricchi e poveri. Ma fortunatamente comincia a diffondersi l’esigenza e la necessitàdi contrastare questo modello di sviluppo frenetico e senza regole, gruppi di persone hanno cominciato a sentire il bisogno di non essere più attori passivi e a discutere su come essere protagonisti nelle scelte quotidiane. Nel 1994 a Fidenza nasceil primo “Gruppo d’Acquisto Solidale”. All’imposizione dei prodotti con cui le grandi multinazionali invadono ormai gli scaffali sia dei grandi ipermercati chedelle piccole salumerie di paese, contrappongono uno stile di vita basato sulla spesa etica, ovvero la ricerca di produttori locali che preferibilmente usanotecniche di coltivazione non invasive, biologiche o biodinamiche, in modo da ridurre gli spostamenti dei prodotti e gli sprechi energetici, nonché gli inutili sprechidi imballaggi superflui che vanno ad ingombrare le già sovraccariche discariche. La cosa che più caratterizza i GAS è la relazione diretta tra produttori econsumatori, eliminando passaggi intermedi, riducendo i costi e soprattutto creando un rapporto di fiducia e collaborazione reciproca con un controllo direttosui beni acquistati. Formare un Gruppo d’Acquisto Solidale è abbastanza semplice: un gruppo di persone si incontra, di solito presso sedi di associazioni o botteghe del mondo peril commercio equo e solidale e decide di quali prodotti ha bisogno, poi comincia la fase della ricerca dei fornitori, generalmente si tratta di piccoli produttori oartigiani locali. Comincia dunque anche un percorso di conoscenza del territorio, si trova un accordo vantaggioso per le due parti e non rimane altro da fare che raccogliere gli ordini estabilire i compiti. Normalmente quando i gruppi sono piccoli basta una sola persona per la gestione (al massimo due),i compiti sono molto blandi e non ci sono adempimenti burocraticidi sorta. Negli ultimi anni anche la politica si è accorta dell’enorme diffusione di questo fenomeno, tanto da definirne l’attività nella scorsa “finanziaria”presentata dal Governo Prodi come “soggetti associativi senza scopo di lucro costituiti al fine di svolgere attività di acquisto collettivo di beni e distribuzione deimedesimi con finalità etiche, di solidarietà sociale e di sostenibilità ambientale”. I GAS sono una vera alternativa ad un sistema economico fittizio, basato suricchezze virtuali e non reali. Ogni giorno i mezzi di comunicazione ci dicono che sono stati bruciati in borsa centinaia di miliardi di euro da qualche strano fuocoalchemico che solo gli economisti conoscono, i più potenti speculano su beni di prima necessità impoverendo i più deboli e spingendo sempre più verso la soglia di povertà quella cheun tempo era considerata la classe media, mentre l’unica soluzione della Banca Centrale Europea alla crescente inflazione causata dall’aumento del prezzo del petrolio è alzare ilcosto del denaro, arricchendo sempre di più le banche e facendo perdere potere d’acquisto ai cittadini.Con i Gruppi d’Acquisto Solidali il potere è condiviso, ogni attore fa la propria parte nel rispetto reciproco, i piccoli produttori hanno il vantaggio di non esseresoggetti a grossisti che spesso pagano un prezzo al di sotto del reale valore della merce, in più hanno la convenienza di utilizzare un canale sicuro che col temposi allarga, senza il bisogno di investire in pubblicità ma solo sulla qualità. I consumatori hanno dalla loro la possibilità di controllare i processi produttivi, assicurandosiche vengano utilizzate solo materie prime di alta qualità e a basso impatto ambientale, hanno il vantaggio di prezzi più concorrenziali eliminando passaggi di mano inutili, investendonella crescita economica del proprio territorio e cosa fondamentale… diventano protagonisti dei processi economici e non schiavi delle imposizioni delle multinazionali.

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